In questi ultimi tempi a Brescia si è parlato molto del Bigio…
Ma chi è
questo Bigio?
Nel
lontano 1932 un noto scultore italiano Arturo Dazzi venne incaricato di
realizzare una scultura in marmo di Carrara da porre in Piazza della Vittoria a
Brescia.
Tale
scultura di 7,50 metri di altezza raffigurava un uomo di straordinarie
fattezze, un classico, completamente nudo.
Venne
posto in uno spazio sovrastante una fontana: com’era imponente e bello!
La
sfortuna volle che a quel tempo un personaggio di nome Benito Mussolini
-passando da piazza Vittoria per fare i suoi discorsi pubblici dall’Arengario -
esprimesse un sentito elogio a questo bel giovane, al punto di volerlo chiamare
“Era fascista”.
Da allora
in poi il nostro povero giovane non ebbe più pace:
intanto il popolo cominciò a chiamarlo Bigio - diminutivo di Luigi - ma anche Lélo che nel gergo popolare si riferisce allo sciocco di turno, quindi in senso dispregiativo.
intanto il popolo cominciò a chiamarlo Bigio - diminutivo di Luigi - ma anche Lélo che nel gergo popolare si riferisce allo sciocco di turno, quindi in senso dispregiativo.
Fu
sottoposto a numerosi attacchi che sfregiarono le sue carni marmoree, venne
vilipeso e offeso.
Inoltre i
parroci e tutta la curia invitarono chiunque si trovasse nei paraggi a non
passare da Piazza Vittoria né a gettare l’occhio sul bel giovane nudo, in
quanto ciò sarebbe bastato ad accecare i malcapitati o quantomeno a indurli in
cattive tentazioni.
Nemmeno
la foglia di vite in alluminio che gli venne posta sui genitali un anno dopo
servì a riconciliarlo con i cittadini che lo fecero diventare più ridicolo di
prima…
Venne la
Liberazione e nell’euforia generale per la ritrovata libertà, si pensò di
togliere di torno il povero Bigio che aveva rappresentato, suo malgrado, il
segno di un’epoca.
E pensare
che era stato creato per il piacere dell’arte, affinché fosse l’orgoglio del
suo creatore e con esso di un’intera città!
Bene…
I fatti
vollero che l’amministrazione lo rimuovesse dal suo podio e lo
confinasse in esilio nei magazzini comunali, dove ivi restò per ben 70 anni.
Povero
Bigio!
Quale
colpa doveva scontare?
Forse
quella di essere giovane, armonioso (ma nato senza foglia di vite) anziché
blocco di marmo informe o scultura a forma di cavallo…
Maledetto
il giorno in cui il Duce profferì verbo!
Un elogio
che gli costò altre sofferenze: la polvere, i topi, le rughe del tempo, le
fratture dovute a rimozione e trasporti.
E poi
pensava: “Perché l’Arengario è tuttora in bella mostra, con il suo fascio
littorio scolpito tra le decorazioni? Perché non è stato rimosso?”
Solo lui,
povero Bigio, che di fasci littori non ne aveva nemmeno uno, nemmeno come
braccialetto.
Se ne
stette lì, sdraiato stretto stretto fra le imbragature, chiedendosi di tanto in
tanto - ma sempre meno spesso – se qualcuno si sarebbe ancora ricordato di lui.
E
qualcuno ora l’ha resuscitato…
E’ stato
tratto dal suo sepolcro, gli sono state date le prime cure e gli è stato
promesso che riprenderà il suo posto con la sua fontana, per trionfare ancora
gloriosamente sulla Piazza che negli ultimi settant’anni è stata anch’essa
vilipesa e offesa.
Sventrata
dai lavori per la metropolitana, disertata da locali e negozi, ridotta a mero
parcheggio cittadino.
Ma ora in
questa primavera 2013, dopo l’inaugurazione della stazione “Vittoria”, nella
fase di riqualificazione di una delle nostre più belle piazze cittadine, il
Bigio tornerà ai suoi splendori…
Naturalmente
vorrebbe cambiare nome e dimenticarsi di tutta la brutta storia passata, dei
vandali, degli egemoni del potere e di chi l’ha voluto rimuovere.
Non porta
rancore a nessuno, vorrebbe essere solo se stesso, un eterno bel giovane che ci
ricorda che l’arte sopravvive alla politica e al tempo.
Possiamo
aiutare il nostro bel giovane a trovare un nuovo nome e farlo sentire parte
della nostra comunità?
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